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Un estratto del manuale La strada per la parità, scritto da Renata Borgato e Fabrizio Salmi, edito da 78Edizioni
Le strade possono essere lunghe, a volte dritte, più spesso tortuose, in salita e in discesa. Nel percorrerle però ci si pone sempre una meta e, qualunque sia il tempo impiegato, l’importante è arrivare a destinazione. Le pagine del manuale La strada per la parità, scritto da Renata Borgato e Fabrizio Salmi, ci dimostrano che è così anche per la Parità! Nel è presente una ricostruzione puntuale e chiara dell’iter legislativo, lungo più di 70 anni, volto a riconoscere i diritti delle donne. Una strada tortuosa ancora lontana dalla piena realizzazione che, però, da allora non si è più fermata. Il lavoro di Borgato e Salmi rappresenta un’ottima guida per la conoscenza e l’ottenimento della Certificazione della Qualità di Genere UNI/pdR 125:2022. Inoltre serve a confutare l’idea che, in ambito aziendale, le pari opportunità non costituiscono un tema pertinente. Qui di seguito si propone un breve estratto, che riporta alcune note conclusive per andare oltre quello che è l'immaginario.
[…] pensare alla gestione delle diseguaglianze e discriminazioni di genere […] può avere […] valenza positiva: quella di insegnarci a muoverci su un terreno incerto e nuovo, le cui regole devono essere ancora individuate.
In questo momento si richiede un radicale cambio di cornici.
Per limitarci al tema specifico, la prima domanda che i tempi ci costringono a porci riguarda il nodo che il tema del gender pone. Qui [nel manuale La strada per la parità] abbiamo parlato di donne e uomini, di differenze di genere ma sempre riferito al genere binario: quanto quello che abbiamo scritto ha o avrà senso in un prossimo futuro in una società sempre più fluid gender? In che misura e per quanto la normativa alla quale facciamo oggi riferimento avrà ancora un senso? E quanto le sue disposizioni corrispondono agli effettivi desiderata di una popolazione che sembra sottrarsi a ogni rigida classificazione?
Una domanda di fondo, alla quale non ci sentiamo di proporre risposte.
Ma, non volendo rinunciare a immaginare, pensiamo a una società che superi effettivamente e non nominalmente le discriminazioni di genere, pur riconoscendo e valorizzando le incomprimibili differenze. La massiccia testimonianza della soggettività dell’altro nell’incontro diretto ci costringe a modificare gli schemi e le tipizzazioni ai quali ci affidiamo nella routine della vita quotidiana.
Gli atteggiamenti fino ad oggi adottati sono sempre meno funzionali.
Occorre costruire un modello di convivenza: procedere per prove, ricercare modelli, fare errori e correzioni e costruire nuove modalità di convivenza. La nostra è oggi una società complessa, alla quale non si attagliano più i sistemi semplici, in cui le stesse cose hanno lo stesso significato, che non discute le premesse implicite. Ormai quel che si dà per scontato non aiuta più a capire ma fa velo e impedisce di leggere i diversi contesti uno alla luce dell’altro.
Il mondo uni-culturale in cui era definibile chi aveva ragione e chi, al contrario, aveva torto si è sgretolato. Siamo in un contesto pluriculturale in cui tutti hanno ragione, compresi coloro che dicono che non tutti possono averla.
Veniamo continuamente richiamati all’empatia cioè a mettersi nei panni dell’altro. Ma ai nostri tempi ben più si adatta l'exotropia, cioè l’accettazione dell’altro proprio in quanto diverso. Questo rimanda alla necessità dell’ascolto attivo, all’annotare le differenze dei comportamenti prima di quelle che sembrano (e non sempre sono) somiglianze, prestando attenzione ai processi circolari e alle dinamiche dell’interdipendenza e della mutua coordinazione. In questo caso chi osserva dall’esterno è parte del sistema osservato. Il senso è dato dall’osservatore. Ma chi è oggi l’osservatore? Chi è tanto lontano dalle dinamiche da potersene considerare non coinvolto?
In questo momento esiste una tensione dialogica in cui l’empatia ha un ruolo minore e si ricostruisce l’altro come portatore di una prospettiva autonoma altrettanto sensata della propria e non riconducibile a essa. Bisogna essere meno soggetti all’urgenza classificatoria e all’influenza del senso comune, evitare di farsi prendere dall’ansia di tornare al più presto in controllo, dall’urgenza di salvare la faccia, di riaffermare la propria competenza e la propria esperienza, di riprodurre quel che fino a oggi ha funzionato. Bisogna mettere al centro dell’attenzione qualcosa di fastidioso in quanto, se si rivolge l’attenzione proprio a quanto risulta fastidioso, si riesce a mettere in discussione la strutturazione del terreno in cui ci si sente sicuri e a riguardare con occhi “ingenui” la realtà.
È necessario anche imparare a riconoscere le proprie emozioni, che, quando si pensa al mondo del lavoro, raramente vengono considerate ma che nelle dinamiche interpersonali, quali che sia il loro contesto, non si possono ignorare. Soprattutto nelle complicate dinamiche sottese – e sottaciute – ai generi e a quelle del potere.
Se si vuole che i propositi non restino solo sulla carta, occorre segnare elementi di discontinuità con la cultura attuale e creare un nuovo modello di convivenza. Processo non facile che richiede di uscire dallo schema aggressivo-passivo che spesso orienta le azioni e adottarne uno esplorativo. È il momento della bisociazione: senza cancellare la propria percezione, accogliere anche quella degli altri, accettare la lezione kantiana che suggerisce che tutto il pensabile è possibile, adattarsi allo sgomento, smarrimento, irritazione che la rinuncia agli sperimentati punti di riferimento comporta. Accettare di essere goffi, di sperimentare e di superare le differenziazioni nette cercando di salire di livello e guardare ciò che i due poli apparentemente opposti hanno in comune. Certamente ci troviamo in una situazione complicata. E anche complessa. Il che non è esattamente la stessa cosa. Certamente siamo in un momento di incertezza. Ma, come sottolinea Nassim Taleb, […] l’innovazione è qualcosa che guadagna dall’incertezza. Certe persone stanno lì ad aspettare l’incertezza e la utilizzano come materia prima. Quindi l’incertezza costituisce un'occasione per mettere in discussione abitudini sedimentate e, probabilmente, per vedere saltare cornici interpretative indiscusse. Questo atteggiamento permette di apprezzare anche gli aspetti positivi delle crisi. Certo, ci riporta al fin troppo citato (e probabilmente inventato) ideogramma cinese che si vuole vecchio di più di 2000 anni. Quello, comunque suggestivo, che ricorda che la parola “cambiamento” è composta da due ideogrammi distinti. Essi possono essere letti separatamente e in questo caso il primo significa crisi, pericolo, problema, il secondo opportunità. Solo qualora si leggano insieme indicano “cambiamento”. Il cambiamento, quindi, contiene in sé, al contempo, aspetti positivi e negativi ed è la loro coesistenza che genera opportunità. In quest’ottica possiamo sperare, ma anche aspettarci, che, dopo la crisi aperta dalla pandemia, si verifichi quella che, in altro momento e contesto, Obama aveva chiamato “una stagione di nuovi inizi”. La situazione di contesto potrebbe preludere a una nuova stagione anche per quanto riguarda la ricerca di atteggiamenti e comportamenti finalizzati al miglioramento di se stessi e delle relazioni con gli altri. Si potrebbero utilizzare strategie certamente già sperimentate ma che, se fossero utilizzate più consapevolmente e soprattutto in modo continuativo, potrebbero essere più efficaci. Soprattutto se fossero usate dopo avere individuato obiettivi precisi e mezzi e strumenti adeguati.
Tratto da La strada per la parità di Renata Borgato e Fabrizio Salmi, edito da 78EDIZIONI (disponibile in libreria e nei principali store on line a partire dall'8 febbraio 2024): https://78edizioni.it/products/fabrizio-salmi-renata-borgato-la-strada-per-la-parita.
Fabrizio Salmi, avvocato cassazionista, fondatore dello Studio Legale Salmi, svolge la propria attività professionale nel campo del diritto penale societario. Si occupa di responsabilità delle imprese ex D. Lgs 231/01 nonché delle problematiche connesse alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, alla privacy e ai reati informatici. Ricopre incarichi di organismo di vigilanza (OdV ex D. Lgs. 231/01), Data Protection Officer, RSPP ai sensi del D. Lgs.81/08 ed è formatore qualificato del personale presso le aziende anche con riferimento alle tematiche connesse alla parità. È lead Auditor ISO 37001:2016 (anticorruzione) ed è team leader per la parità di genere (PdR 125/22).
Renata Borgato, formatrice e consulente manageriale, dopo avere insegnato presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, attualmente collabora con la Facoltà di Psicologia dell’Università di Milano Bicocca. Formatrice e consulente manageriale, opera in particolare in situazioni complesse con progetti finalizzati a migliorare il benessere, promuovere la convivenza delle differenze e prevenire discriminazioni, disuguaglianze e violenze. È autrice di vari libri, in particolare sui temi della formazione degli adulti. Ha recentemente pubblicato, con 78EDIZIONI, La luna nel pozzo. 101 metafore e una leggenda per la formazione.
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