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Il Quaderno della Sicurezza n°3 del 2024 è on-line. L'editoriale di Lorenzo Fantini
“Il conflitto tra le varie Leggi è risolto dai diversi potenziali positronici del cervello. Poniamo che un robot si trovi in una situazione di pericolo e lo sappia. Il potenziale automatico prodotto dalla regola Tre lo induce a tornare indietro. Ma mettiamo che gli ordini tu di affrontare il pericolo: in quel caso la regola Due produce un contro potenziale più alto del precedente, e il robot esegue gli ordini a costo di mettere a repentaglio la propria esistenza”. Con queste parole Powell cerca di spiegare a Donovan lo stato ‘confusionale’ del robot Speedy.
Gregory Powell e Mike Donovan sono i due protagonisti del famoso racconto di Isaac Asimov dal titolo “Circolo vizioso” (titolo originale Runaround, tradotto anche come Girotondo), che rappresenta il primo libro in cui il celebre scrittore utilizza le tre leggi della robotica.
Si tratta di un insieme di precetti ai quali, secondo Asimov, devono obbedire tutti i robot positronici che, sommariamente, possono essere così riassunti:
Come evidente, si tratta di tre leggi che si rifanno a principi di sicurezza (la prima legge della robotica), servizio (la seconda) e autoconservazione (la terza), con i quali si regolamentava il comportamento dei robot chiamati ad interagire con gli umani. Un sistema legislativo sofisticato e semplice allo stesso tempo, capace di generare una interazione potenzialmente perfetta tra l’uomo e il robot.
Il terzo Quaderno AiFOS del 2024 è dedicato agli sviluppi che verranno su lavoro ibrido, digitale e su piattaforma - perché, mai come in questo momento, siamo chiamati ad elaborare qualcosa di simile alle leggi della robotica o quantomeno siamo chiamati, come operatori del settore, a stimolare la ricerca non solo di norme idonee a regolare la “nuova” materia, ma quella di un vero e proprio percorso operativo, pianificato in tutti gli aspetti, per far sì che le nuove tecnologie possano rappresentare un vantaggio non solo per la società, ma anche per gli sviluppi lavorativi ad essa collegati; e tutto questo in piena sicurezza.
C’è, quindi, la necessità di bilanciare le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche rispetto ai pericoli che potrebbero presentarsi, come ben riportato in un documento di sintesi dell’Agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro (Eu- Osha) dal titolo “L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla salute e la sicurezza al lavoro” pubblicato dall’Agenzia Europea.
“L’intelligenza artificiale (IA) ha il potenziale di permettere sviluppi innovativi ed estremamente interessanti negli ambienti di lavoro, attraverso l’aumento della disponibilità dei dati e dei big data e la capacità di elaborarli per mezzo di algoritmi, determinando cambiamenti profondi e su vasta scala nelle modalità lavorative.
L’IA potrebbe creare delle opportunità ma anche sollevare nuove problematiche per la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL), la sua gestione e la sua regolamentazione. Il dibattito sull’IA verte per la maggior parte sul numero dei posti di lavoro, ma dovrebbe anche riguardare la qualità degli stessi. In tal senso, la SSL è un aspetto fondamentale”.
Le tante, potenziali, complicazioni che potrebbero sorgere implicano tantissimi e diversi ambiti: ad esempio l’aumento della mobilità dei robot collaborativi (cobot) e della loro autonomia decisionale, basata su algoritmi di autoapprendimento, potrebbe renderne meno prevedibili le operazioni per chi interagisce con tali macchine; ciò potrebbe comportare un maggior rischio di incidenti provocati da collisioni o dai dispositivi utilizzati dagli stessi cobot. E ancora, l’eccessivo affidamento sulla tecnologia potrebbe altresì causare una dequalificazione e rischi per la sicurezza, così come il fatto che i cobot sono collegati all’internet delle cose causa problemi di sicurezza informatica e rischi associati alla sicurezza funzionale. Parimenti, le difficoltà si riversano anche sulle condizioni dei lavoratori che, chiamati ad adeguarsi al ritmo e al livello di lavoro di un cobot, potrebbero essere messi sotto pressione per raggiungere lo stesso grado di produttività. L’aumento del lavoro con i robot potrebbe, inoltre, ridurre sensibilmente il contatto con i colleghi umani e il sostegno derivante dai contatti sociali, con possibili effetti negativi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, in particolare quella mentale. Questo senza dimenticare le nuove forme di monitoraggio e gestione dei lavoratori che implicano criticità giuridiche, normative ed etiche.
Insomma, le decisioni intraprese oggi avranno implicazioni profonde per le generazioni future.
Ecco, perché quando abbiamo pensato al Quaderno che avete per le mani, eravamo certi di poter dire che si trattava di un argomento delicato e intriso di implicazioni di medio lungo termine: è indubbia la necessità di un approccio etico continuo e dinamico per governare la transazione digitale e, allo stesso tempo, strategie e sistemi efficaci per gestire la grande quantità di dati personali sensibili che è possibile generare, oltre che disposizioni giuridiche adeguate che conferiscano agli ispettorati del lavoro l’accesso a dati anonimizzati per elaborare misure di prevenzione e politiche basate su dati concreti.
Sarebbe ben presente tenere a mente le indicazioni che Italo Calvino aveva teorizzato in un piccolo saggio dal titolo “La sfida del labirinto” dedicato alla letteratura del Novecento. Anche il suo mondo, come il nostro, era intricato e appariva difficile orientarsi: tutto cambia continuamente, le novità si susseguono una dopo l’altra e ogni punto di riferimento svanisce con la stessa velocità con cui era apparso.
Lo scrittore, a fronte di tali impasse, registrava una tendenza sempre più diffusa a rinunciare alla sfida, rintanandosi nelle certezze dei propri mondi dove tutto appare chiaro: “È una mossa comprensibile: gli esseri umani hanno bisogno di stabilità ma che rischia di farci rimanere intrappolati in mondi illusori”, scriveva Calvino. Quello di cui abbiamo bisogno, invece, non è tanto, ancorarsi a certezze che via via stanno perdendo il loro valore ma, oggi come ieri, l’accettare la sfida e trovare la chiave per uscire dai labirinti “anche laddove questa via d’uscita non sarà altro che un passaggio da un labirinto all’altro”.
Perché questo rappresenta la continua necessità umana di ricercare soluzioni ai problemi che il progresso, inevitabilmente, propone. Solo affrontando in questo modo i cambiamenti è possibile favorire la crescita sociale e la ricerca di soluzioni capaci, ogni volta, di dare punti di riferimento per affrontare i mutamenti e puntellare i punti fermi di cui anche la salvaguardia della salute e sicurezza sul lavoro ha bisogno.
Lorenzo Fantini
Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS, avvocato giuslavorista, già dirigente divisioni salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali
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