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La storia recente di Lara Calanni Pileri, Consigliera nazionale AiFOS, passata da tecnica di cantiere a tecnica della pubblica amministrazione, a tecnica consulente per gli appalti ad assessora in un comune piemontese
Questa frase è del 1943 e viene da una guida statunitense per manager che 80 anni fa descriveva il ruolo della donna nelle aziende della Seconda Guerra Mondiale, quando milioni di uomini erano al fronte e gli stati si trovavano a corto di forza lavoro, persino nelle discipline tecniche e scientifiche.
Per sopperire a questa mancanza, si lanciarono campagne per reclutare le donne nei settori tradizionalmente maschili, come ingegneria e matematica. Nonostante il loro contributo in quel periodo sia stato fondamentale, le donne nella scienza erano ancora considerate un’eccezione (letto sul blog di Geopop).
Nel 1907 a Perugia Luisa Sargentini apre col marito una piccola azienda con sede nel centro storico di Perugia, la Perugina, con quindici dipendenti. Con lo scoppio del primo conflitto mondiale a mandar avanti la fabbrica rimane solo lei, nota come la signora Spagnoli, con i figli Mario e Aldo.
A guerra finita la Perugina è già una manifattura con più di cento dipendenti.
Negli anni ‘20 inizia anche il suo impegno per la costruzione di strutture sociali che migliorino la vita dei dipendenti e fonda l'asilo nido dello stabilimento di Fontivegge (considerato all’epoca il più avanzato d'Europa nel settore dolciario).
Inventa il famoso cioccolatino chiamato "Bacio Perugina" e qualche anno dopo la catena di negozi di abbigliamento “Luisa Spagnoli”.
L’11 febbraio 2025 è stata la giornata internazionale delle donne e delle ragazze STEM (acronimo dall'inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics).
Ho festeggiato in quanto donna di scienza e imprenditrice.
Sono passati 6 anni ed una pandemia dall’ultimo redazionale in cui l’amico e collega Stefano Farina mi ha coinvolta per parlare di cantieri: ho condiviso con lui, come sempre, le avventure e disavventure professionali accadute, proprio per l’abitudine a parlare di lavoro come se fossimo al bar.
Se questo redazionale fosse il bar e voi ivi foste bartender, mi sentireste dire quanto segue: “Sai, nel parlare di cantieri declinandone la trattazione nel genere, mi sento a disagio, perché ritengo la mia professionalità senza genere ma è anche vero che ciò che siamo e come lo decliniamo nella vita professionale dipende da fattori che comprendono sicuramente il nostro percorso personale e quindi anche, nel mio caso, la caratteristica di essere donna".
Un’amica un giorno mi ha detto che soffro della “Sindrome dell’impostore” perché dubito sempre delle mie competenze e che invece dovrei riconoscere i miei successi (intesi per me come crescita personale e professionale) più o meno grandi.
Il mio percorso in questi anni mi ha regalato nuove competenze poiché la mia esperienza, anche di cantiere, è passata da tecnica di cantiere a tecnica della pubblica amministrazione, a tecnica consulente per gli appalti come uno dei “1000 esperti del PNRR”, a politica ovvero Assessore ai Lavori Pubblici in un comune di poco sotto i 10.000 abitanti.
Esperienze professionali e umane non prevedibili 6 anni fa ma che ho colto con slancio in un momento sociale, economico, geopolitico preciso tra la fine della Pandemia e l’esplosione dei finanziamenti PNRR e degli incentivi pubblici senza dimenticare la guerra ucraino-russa ed in ultimo il più recente conflitto israelo-palestinese.
La mia ditta, che si occupa di consulenza e formazione sulla SSL, si è trovata come tante penalizzata dalla pandemia e contemporaneamente per motivi di temporanea riorganizzazione interna (cose belle, una maternità nello staff!) ho scelto di accettare un incarico di supporto al RUP offertomi del tutto inaspettatamente agli albori dell’attuazione del PNRR ma nel pieno dei finanziamenti Ministeriali e Regionali.
L’ho trovata una sfida stimolante: avevo seguito dei corsi sull’europrogettazione e seguivo con interesse la creazione del piano europeo Next Generation EU che l’Italia da lì a poco si sarebbe trovata a gestire.
Non sospettavamo le cose oggi avvenute: esempio il nuovo codice dei contratti pubblici, la proliferazione di piattaforme di monitoraggio, la patente a crediti, la nascita di un numero di imprese più o meno qualificate pronte ad accaparrarsi quanti più cantieri possibili facendo non sempre un buon lavoro (per essere gentile).
Poi l’incarico del Dipartimento di Funzione pubblica, come Esperto Tecnico Appalti (progetto sostenuto con fondi PNRR del quale ho saputo da una newsletter di AiFOS) in rafforzamento amministrativo delle PA che ne avessero fatto richiesta per mettere a terra attività previste nel piano territoriale regionale di riferimento e infine l’elezione come assessore che sapevo mi avrebbe portato a “cacciare” per la mia città fondi PNRR (ad oggi più di 12 mln) che era già chiaro avremmo dovuto usare per determinate finalità: l’esperienza di partecipazione ai bandi di finanziamento Ministeriali, pre PNRR, e degli omologhi bandi Europei non lasciava dubbio all’impostazione di quelli PNRR, con la difficoltà aggiuntiva del rispetto dei requisiti DNSH, CAM e dell’avvento del BIM che ancora oggi genera orrore nelle generazioni di tecnici più ageè.
Cosa c’entra l’essere donna in tutto questo?
Nulla.
Non mi sento migliore. Non mi sento peggiore. Non mi sento diversa. Non mi sento uguale ad un uomo.
C’entra un aspetto caratteriale, che non ha genere, che è quello della curiosità e della necessità di fare il massimo in mio potere assumendomi il rischio di sbagliare.
C’entra il saper cogliere sfide, che non ha genere, ma che mi rende resiliente davanti ai cambiamenti e la capacità di cambiare punto di vista.
Se quanto sopra sia stato amplificato dal mio essere donna in un ambito considerato prettamente maschile, che ho raccontato nel precedente redazionale, non saprei dirlo con certezza ma molto probabilmente sì.
Continuo, con diversi ruoli, ad avere a che fare con cantieri pubblici e privati ed ho ripreso a fare quel che più mi piace, cioè formare le persone per stimolarli ad essere la migliore versione di se stessi, ma non mi sento migliore di un collega maschio bensì ho la pretesa di essere considerata uguale, a parità di conoscenze ed esperienze, a pari merito.
Ad un certo punto della mia recente esperienza mi son sentita come quel tizio di Pulp Fiction che presentandosi dice “sono Wolf, risolvo problemi” e questa sì che la considero un’attitudine sviluppata grazie al mio ruolo di donna nell’ambito sociale e familiare. Mi arrivavano solo problemi anche complessi da sviscerare e risolvere.
Nel momento in cui scrivo (febbraio 2025), continuo ad essere Assessore mentre ho terminato (in quanto erano a termine) gli altri incarichi ma confermo che l’esperienza di questi anni e la formazione che ho intrapreso da project manager della PA nel settore appalti mi ha cambiata o per meglio dire, strutturata.
Pensando alle task force con cui ho lavorato, ci sono molte donne STEM, d’altronde dicono siano più performanti negli aspetti di organizzazione e gestione e questo anche può derivare dal ruolo che la cultura italiana imprime alle donne.
L’obiettivo PNRR è il raggiungimento del risultato declinato in missioni, componenti e investimenti, che in massima parte si concretizza nell’esecuzione di lavori (di costruzione o ristrutturazione), servizi e forniture, ma stando molto attenti ai cronoprogrammi e alla correttezza amministrativa, alla gestione e al monitoraggio dei relativi cantieri in quanto un errore potrebbe costare molto caro, ovvero la revoca del finanziamento.
Il monitoraggio mi è sembrato da subito la novità, quello che culturalmente ci è mancato negli scorsi decenni anche se è naturale per chi si occupa di direzione cantieri o in generale di project management.
Prima del PNRR non eravamo soliti partecipare a bandi europei; nella PA territoriali come gli enti locali era rarissimo.
Oggi, nel mio ruolo di Assessore ai lavori pubblici, continuo ad aggiornarmi sui bandi nazionali, regionali ed europei che vengono pubblicati e che continuano a fornire opportunità a pubbliche amministrazioni ma anche ad altre istituzioni (es. scuole), alle associazioni e alle aziende private.
Sono sicura che, come me, altre professioniste abbiano vissuto l’evoluzione di questi ultimi anni, nel bene e nel male, in relazione alla situazione geopolitica ed economico sociale in cui ci siamo trovati e in cui ci troviamo tutt’ora e sono curiosa di leggere i loro interventi in questo numero del Giornale dei Coordinatori, sapendo che troverò l’ispirazione per migliorarmi come spesso mi accade quando cerco il confronto.
Buona lettura e buon lavoro!
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
25123 Brescia, c/o CSMT Università degli Studi di Brescia - Via Branze, 45
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