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La competenza di un centro di formazione AiFOS a servizio dei restauratori di Pisa e Firenze
È bello poter rivolgere lo sguardo al 2020 senza tristezza o rammarico per le difficoltà economiche e lavorative, anzi con la soddisfazione di aver concretizzato un progetto di cui andare fieri. E non sono in molti a poterlo fare.
Un team di formatori del Centro di Formazione AiFOS Vertika Srl di Piancamuno (Brescia) ha vissuto una di quelle esperienze che un professionista si porta dentro tutta la vita, che arricchiscono non solo l’album dei ricordi ma che forniscono anche competenze tecniche e spunti di lavoro da riutilizzare in futuro.
Diego Bernazzoli, socio AiFOS, formatore ed appassionato di lavori su fune, titolare di Vertika srl, ci racconta la straordinaria esperienza formativa vissuta nel mese di novembre 2020 con i restauratori della Opera della Primaziale Pisana - ente che garantisce la manutenzione, conservazione e restauro dei monumenti di Piazza dei Miracoli a Pisa, dal 1987 riconosciuti patrimoni dell’umanità e protetti dall’UNESCO.
Avevamo già avuto un’esperienza analoga un paio di anni fa sul Duomo di Firenze, e la abbiamo illustrata a febbraio 2020 in un convegno dal titolo “Lavorare in sicurezza in luoghi unici al mondo”. Noi eravamo relatori, ed in quella occasione siamo stati contattati dai responsabili della sicurezza e della manutenzione di Piazza dei Miracoli a Pisa ed è incominciata questa nuova avventura.
L’Opera della Primaziale Pisana, anche a seguito dello scoppio della pandemia dopo poche settimane, ha colto la palla al balzo dello stop forzato ai visitatori imposto dalle normative emergenziali per svolgere l’attività di formazione in maniera più libera e senza i vincoli imposti dalla presenza dei pesanti flussi turistici cui questi siti sono soggetti.
Il personale di Pisa è composto da restauratori eccellenti, e il nostro obiettivo è stato da subito quello di portare le persone che solitamente fanno attività a terra in maniera quanto più confortevole in quota. In passato è capitato, purtroppo anche in siti di grande rilievo artistico, che attività svolte da non “addetti ai lavori” arrecassero danni alle strutture antiche. Questo perché ogni mossa su quelle superfici, se non compiuta con cognizione di causa, può provocare danni anche importanti e solo un restauratore sa con certezza come muoversi per tutelarle. Non certo un'addetto ai lavori in quota che solitamente lavora come operatore su tralicci, pale eoliche oppure moderni grattacieli.
Oggi manca questa figura di operatore su fune specializzato nella manutenzione e restauro di opere d’arte. Come fatto a Firenze, anche a Pisa ci siamo proposti di integrare le competenze altamente specializzate di questi tecnici con la possibilità di svolgere il lavoro su fune in quota - ovviamente in totale sicurezza.
A dire il vero la committenza, di fronte alla nostra idea di “limitarci” alla formazione, era in prima battuta scettica. Ma poi hanno visto che si tratta solo di sviluppare nuove competenze, prendere dimestichezza con l’altezza ed attenersi scrupolosamente alle procedure di lavoro. Noi siamo formatori puri e questo è quello che vogliamo fare.
Quattro donne e quattro uomini si sono resi disponibili all’iniziativa: per lavorare su tetti o in parete deve in primo luogo esserci la volontà e disposizione di animo favorevole. E per quanto riguarda i formatori, ne avevamo sempre uno in quota, uno a terra ed uno su fune in affiancamento al discente.
L’attività è stata improntata soprattutto alla pratica e anche con nozioni teoriche spiegate “in vivo”, per un totale di 6 giornate. Abbiamo previsto quindi 16 ore in più rispetto alla norma, ore fondamentali per uscire dalla zona di confort e muoversi con una certa dimestichezza su fune in altezza.
Per quanto riguarda all’esterno probabilmente il lavoro sui tetti: forse è scontato o forse no, però non è lo stesso lavorare su un tetto “contemporaneo” o su uno di 700/800 anni - come quello del Duomo di Pisa - disseminato sensori antisismici, con linee vita solo parziali e con la ncessità di ancoraggi ridondanti. Poi non dimentichiamo la grande sfida della Torre e della sua proverbiale pendenza, con il rischio da un versante dell’effetto pendolo e dall’altro versante con la necessità di compensare l’inclinazione negativa per restare in parete. Il tutto - ricordo - sempre con la difficoltà aggiuntiva di una struttura architettonica patrimonio dell’UNESCO e di tutti i vincoli che ne conseguono per quanto riguarda gli ancoraggi.
E poi l’attività all’interno: è quella la parte più difficile e pericolosa del lavoro di formazione - ma anche più sfidante per noi professionisti. Non ci sono le intemperie, è vero, ma ti devi muovere tra: mosaici, affreschi, capitelli, statue, sistemi di sorveglianza...e gli ancoraggi sono molto difficili da preparare! Il tutto in condizioni di luce scarsa o di ombra.
Si è creata una grande sinergia tra formatori, discenti e committenza. Noi abbiamo realizzato schemi e piani di lavoro che vengono integrati all’interno del Piano Operativo di Sicurezza sulla base delle indicazioni degli stessi discenti che, già in fase di sopralluogo preliminare, ci hanno guidato. E poi anche durante la formazione il loro know-how è stato fondamentale.
In collaborazione con il committente abbiamo stilato un programma di pianificazione della manutenzione e delle ispezioni in modo tale che, fatta salva l’eccezionalità, si tratti di attività ponderate e preparate. Diciamo che almeno 1 volta al mese una squadra di restauratori su fune sarà attiva all'esterno o all'interno delle varie strutture presenti a Piazza dei Miracoli (Duomo, Torre, Battistero).
Solo mettendo gli operatori su fune le manutenzioni ed i restauri possono essere realizzati con questa velocità e prontezza di intervento, evitando alternative onerose in termini economici e di tempi di intervento come le PLE. Il tutto - ovviamente - a pari livello di sicurezza dei lavoratori.
E in questo particolare caso di opere d'arte di interesse globale, c'è anche il non trascurabile vantaggio di non "rovinare" la visita alle centinaia di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo che troppo spesso trovano le architetture coperte da teoni che ne celano lo splendore.
Per non parlare poi di alcune situazioni-limite dove il lavoro su fune è sostanzialmente l’unica opzione praticabile. Faccio l’esempio dell’interno della cupola del Duomo di Firenze: siamo a 100 metri di altezza, PLE con uno sbraccio superiore a 60 metri non possono essere installate per ragioni di tenuta del pavimento e un ponteggio di quell’altezza richiede mesi di programmazione. Il lavoro su fune, comunque particolarmente difficoltoso nella cupola del Brunelleschi, è la carta vincente.
Ovviamente la risposta è: solo in parte. Continueremo ad affiancarli soprattutto nei primi lavori per vedere se e quanto sono in grado di mettere in pratica le nozioni acquisite, per sviluppare e affinare nuove procedure di lavoro. Ma il nostro approccio e obiettivo è sempre lo stesso: formare all’attività su fune ma rendere autonomi di operare chi ha le competenze tecniche specifiche per quell’attività.
Sappiamo che questo obiettivo è concretamente raggiungibile, perché vediamo che la stessa operazione già svolta a Firenze ora sta dando i suoi frutti, ed il personale lavora in pressoché totale autonomia. Certamente non è un traguardo che si raggiunge dall’oggi al domani ma con programmazione e con una crescita costante.
AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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